Una visita in cantina per stare immersi nella natura e conoscere ogni segreto sul vino? Una splendida opportunità per trarre benefici dall’aria pura e dalla vista di paesaggi mozzafiato. L’ideale per trascorrere del tempo in maniera piacevole, meglio ancora se in comitiva o con la propria famiglia. È anche un’occasione per riscontrare come, soprattutto nelle aziende a conduzione familiare, la crescente presenza femminile ne fa un settore sempre più rosa.

Naturalmente è opportuno informarsi su eventuali obblighi di prenotazione, specialmente nelle zone vinicole più rinomate. Nella Franciacorta, area compresa tra il Bresciano ed il lago d’Iseo, è facile fare una visita in cantina, ma è sempre meglio dare il dovuto preavviso per il fine settimana. Telefonare o comunicare via e-mail può essere utile: si consiglia un abbigliamento comodo che permetta di affrontare il freddo e l’umidità degli ambienti interni alla cantina.
Primi momenti della visita in cantina
Il proprietario, la guida interna e tutti i collaboratori dell’azienda, testimonianze viventi dell’amore per la vita agreste, sin da subito fanno capire quanto sia importante la precisa ripartizione dei compiti e come sia preziosa, nei periodi più intensi, la collaborazione di persone assunte temporaneamente, specialmente durante la raccolta delle uve con inizio intorno a Ferragosto. Per dare il benvenuto ai visitatori, viene offerta una degustazione in calici Franciacorta. All’occhio risalta subito il perlage fine ed elegante, ottenibile solo con uve di altissima qualità, mentre la combinazione dell’argillosità e delle proprietà calcaree del terreno conferiscono al vino note minerali ed una gradevole acidità.

Come accompagnamento, vengono servite delle fette non troppo sottili di salame, pancetta, coppa e lonzino, insieme a formaggi assortiti tra cui il “Cuor di Lert”, la “formagella” di capra, il “Casolet” ed altri tipici della zona. L’azienda sa bene che, a differenza di tanti spumanti, questi vini rientrano a pieno titolo nei “tutto pasto” e vengono suggeriti abbinamenti con risotti all’onda e carni dal sapore delicato. E, sorso dopo sorso, la curiosità verso questa meraviglia dell’enologia diventa sempre più viva…
Visitare una cantina tra i campi e le uve
Passeggiando tra i filari, si possono osservare metodologie di coltivazione più innovative rispetto al passato come i criteri di Guyot o del “Cordone Speronato”. Si scopre, infatti, che in Franciacorta è vietata la vendemmia meccanizzata. Pertanto raccogliere ogni singolo grappolo a mano richiede più tempo, ma permette una selezione più consapevole. Tra un traliccio e l’altro, nei vitigni disseminati di uve Chardonnay e Pinot Nero, intervallate da piccole ma significative quantità di Pinot Bianco, compaiono viti americane innestate in quelle locali. L’obiettivo è renderle refrattarie alle infestazioni di fillossera, un insetto che fa ammalare le piante.

L’esplorazione esterna è un’opportunità per imparare tanto in uno stato di beatitudine. Ormai sembrano dimenticati i tempi in cui questa zona era una grande produttrice di vino rosso prima di diventare ciò che è oggi grazie ai Berlucchi. Pionieri della spumantizzazione nel territorio, la famiglia Berlucchi ha portato all’apertura di circa 120 cantine. A proposito del nome Franciacorta, il proprietario puntualizza che esso deriva dall’espressione “curtis franca”. Qui, puntualizza, non si pagava il dazio. La parola ha più significati: essa identifica sia l’area geografica, sia una metodologia, sia il prodotto finale.
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Scoprire in cantina le fasi della vinificazione
Andando verso la cantina insieme al produttore, si entra nel cuore della lavorazione della materia prima. Qui traspaiono la dedizione con cui ogni fase viene portata avanti e la disponibilità verso chi vuole conoscere questo mondo. A pochi passi dall’ingresso si nota la differenza di luminosità ed il freddo rispetto all’esterno. I serbatoi in acciaio (silos) contengono il mosto a basse temperature grazie ai dispositivi di refrigerazione che le mantengono stabili. Non trovandosi alcuna traccia di presse verticali, si viene a sapere che sono state sostituite da centrifughe “a pressatura soffice”. Rompendo gli acini giro dopo giro, il vino ottenuto conserverà tutte le sue proprietà organolettiche.

Si prosegue con la preparazione dei lieviti che, dovendosi nutrire di zuccheri per sopravvivere, innescano la prima fermentazione alcoolica. Questa fase dà luogo ad un vino ancora fermo, che sarà pulito e stabilizzato per circa otto mesi con filtraggi, travasi e chiarifiche. Passato questo periodo, si procede ad un’ulteriore aggiunta di zuccheri e al tiraggio, per proseguire con una seconda fermentazione in bottiglia (il cosiddetto “metodo Franciacorta”) che porterà alla spumantizzazione.
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Nella parte dei tunnel di affinamento, le spiegazioni continuano a rapire con dovizia di particolari. La durata di questa fase dipende dal livello che si vuole raggiungere, con tempi minimi di 18 mesi per il Brut, 24 per il Saten, 30 per il Millesimato (ottenuto con uve della stessa annata) ed almeno 36 per le Riserve.

Al termine del periodo si fa il remuage per far fluire i lieviti ormai morti verso l’uscita della bottiglia, che si ritroverà in posizione verticale capovolta a seguito di una successione di rotazioni di un quarto di giro ciascuna. Infine ci sono i macchinari per la sboccatura, che ghiacciano il collo della bottiglia per estrarre facilmente i fermenti morti ed avere un prodotto limpido. Con il tappo e la gabbietta il vino è pronto per il consumo nell’arco di un paio di settimane.
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La cantina e il metodo di produzione del vino sono realtà spesso sconosciute dalle persone. Eppure sono luoghi emozionanti, ricchi di cultura e tradizione, dove il made in Italy si esprime in tutta la sua potenza. Una visita in cantina è il miglior modo per comprendere l’importanza del vino in Italia e per imparare qualcosa di nuovo ed interessante, ma anche per trascorrere una giornata alternativa con gli amici o la famiglia.
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