“… Date qui, date qui, – disse don Abbondio, prendendole il bicchiere, con la mano non ben ferma, e votandolo poi in fretta, come se fosse una medicina….”. Nei Promessi Sposi il riferimento al mondo del vino è diffuso in tutto il romanzo. Fin dalla prima pagina, per due volte compare la vigna; in primis come elemento del paesaggio, poi luogo dove i soldati spagnoli si divertivano a rubare l’uva.

L’opera di Manzoni è celebre in tutto il mondo. Ma noi oggi non parleremo di quel Manzoni. Stesso cognome ma altro personaggio; non Alessandro, lo scrittore, bensì Luigi Manzoni, agronomo.
Manzoni e il vino
Luigi Manzoni è stato un famoso studioso di scienze agrarie e preside della Scuola Enologica di Coneglian, la prima in Italia. È qui che iniziò la sperimentazione al fine di ricercare una varietà a bacca bianca ed una a bacca nera capaci di migliorare il patrimonio genetico viticolo già esistente e assicurare una qualità migliore alle viticolture locali.
Dalla seconda metà dell’800 in Europa, infatti, venivano affrontati numerosi studi sugli incroci nella vite per ovviare alle numerose malattie (Peronospera, Oidio e Fillossera). In quel periodo queste epidemie portarono ad una profonda crisi nella viticoltura. Aiutati anche dal progresso della ricerca genetica, sono stati sperimentati in tutto il mondo incroci fra vari vitigni per ottenere uve da tavola e successivamente uve da vino. I più famosi sono in Germania il Muller Thurgau (dal nome del professor Muller) da Riesling e Sylvaner, in Sud Africa il Pinotage da Pinot Noir e Cinsault e in Francia il Marselan da Cabernet Souvignon e Grenache Noir.

La Scuola di Enologia di Conegliano diventò un vero e proprio banco di prova dell’enologia italiana e il professor Manzoni utilizzò diversi vitigni per le sue numerose sperimentazioni. Nelle sue ricerche sviluppò numerosi incroci chiamati appunto “Incroci Manzoni”. Gli Incroci più conosciuti sono:
- 6.0.13 Manzoni Bianco (Riesling Renano e Pinot Bianco)
- 13.0.25 Manzoni Rosso (Raboso Piave e Moscato d’Amburgo)
L’Incrocio Manzoni
Il Manzoni Bianco è l’incrocio più coltivato e famoso, padre di vini bianchi molto eleganti e con un ottimo potenziale per l’invecchiamento. Il Manzoni Rosso, invece, porta a vini con una spiccata acidità e un aroma di Moscato che li rende ideali per spumanti o vini frizzanti. Quello che viene definito Incrocio Manzoni è il 6.0.13, un vitigno autoctono della provincia di Treviso e coltivato oggi in tutta Italia. Lo troviamo negli uvaggi di alcune importanti DOC (Doc Bianco dei Colli di Conegliano, Breganze Bianco e Trentino Bianco) e in molti IGT anche in purezza. Il vitigno ha grandi capacità di adattamento sia per il terreno sia per il clima, anche se preferisce terreni collinari, freschi e fertili. Si ottengono vini di grande qualità, finezza ed eleganza, con discreta gradazione alcolica e acidità. Quando è ben vinificato risulta di buon corpo al palato e anche molto equilibrato.

Il mondo della vite è stato salvato da un incrocio, che altro non è che una pratica naturale di fecondazione. Permette infatti di fecondare il fiore di una tipologia d’uva con il polline di un’altra, al fine di ottenere una nuova varietà di uva che abbia nel proprio patrimonio genetico sia caratteristiche delle uve di provenienza che caratteri propri. Nei vecchi vigneti gli incroci avvenivano grazie al tempo e a Madre Natura perché le viti si piantavano per seme, ma non tutti portavano a risultati soddisfacenti. Negli incroci studiati dall’uomo, invece, le ibridazioni sono volute, in tempi molto brevi e con ottimi risultati.
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